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Fascicolo n° 118 Luglio/Agosto 2016

Fascicolo n° 118 Luglio/Agosto 2016

Corruzione, sprechi ed evasione sono amare realtà: le chiacchere non bastano più!

Nell’ultimo quarto di secolo, l’Italia ha vissuto sempre al di sopra delle proprie possibilità: ora le si presenta il conto poiché stanno emergendo tutte le amare realtà. Gli sprechi e la corruzione in continuo aumento, specialmente nella PA, sono ormai un’abitudine così come l’evasione fiscale, senza considerare che della spending review non si parla più. Tutto ciò per mantenere in piedi un apparato politico-burocratico in parte inutile, inefficiente, corrotto e costoso. Il cittadino è quindi sfiduciato. E, allora, per quale motivo dovrebbe salire la domanda interna? L’occupazione non cresce, quella lieve è di basso livello e mal retribuita, le Regioni aumentano le addizionali a oltre il 3%, le tariffe che invece dovrebbero scendere aumentano tutte indistintamente (treni, autostrade, utenze, carburanti, trasporti pubblici, ticket sanitari, parcheggi, multe, Assicurazioni, Università, asili, mense, medicinali, ecc…): il credito al consumo è ormai a tassi d’usura.

Per quale motivo dovrei consumare, ammesso di poterlo fare? Devo avere possibilità e certezze e poi, forse, comincerò a pensarci. Attenzione però: ormai ci siamo abituati a consumare meno. Sarà dura cambiare. La sfiducia dilaga e le chiacchiere non bastano. Ora si vorrebbe continuare a produrre debiti invece di intervenire finalmente sui vitalizi, sugli stipendi esagerati di tutta la classe politica e dei Dirigenti della PA di partecipate perennemente in rosso. Tutte situazioni che stanno minando l`immagine del Paese agli occhi degli investitori internazionali. Temo si stia seriamente mettendo in pericolo il futuro delle prossime generazioni e faticheremo molto a riportare i conti dello Stato in equilibrio!

E a proposito di crescita e ripresa dei consumi, stiamo aspettando che il Nuovo Codice Appalti produca i tanto attesi effetti sul riavvio con regole efficienti delle opere pubbliche e in particolare per quanto ci riguarda le infrastrutture viarie e ferroviarie. Dal 19 Aprile, l’effetto Codice sugli Appalti ha prodotto un crollo del numero e dell’importo. I dati di Maggio del mercato dei Bandi pubblici sono da paura: –26% per il numero di gare e –85% per il valore delle opere rispetto allo stesso mese del 2015. L’entrata in vigore del nuovo Codice Appalti ha paralizzato l’attività delle stazioni appaltanti. A pesare è stata soprattutto la mancanza di un periodo transitorio che avrebbe dato un po’ di respiro agli Enti in questa delicata fase di rinnovamento normativo (come avevo preannunciato nel mio Editoriale del mese di Marzo 2016). Per far ripartire il settore ci vorrà ancora qualche mese, ma al momento i lavori pubblici stanno vivendo una fase di blocco quasi totale; anche nei primi giorni di Giugno, infatti, nei contatti quotidiani che ho con Imprese e Amministratori percepisco una sensazione di grande difficoltà a poter pianificare il lavoro e le procedure operative. Chi ha mandato in gara le opere con il vecchio codice non ha incontrato le difficoltà che stanno attraversando gli Enti da diverse settimane.

La principale stazione appaltante italiana – l’ANAS – il mese scorso ha indetto solo sei procedure (50 in meno rispetto a Maggio 2015) per appena 1,3 milioni (erano 60,2 milioni un anno fa). Da anni si scrivono norme sugli appalti con regole sempre più stringenti che danno fastidio alle aziende perbene e fanno il solletico a quelle malavitose. Forse non occorre fare Normative sugli appalti, ma fare controlli sotto copertura, con agenti infiltrati che fingano di essere Imprenditori per scoprire Funzionari Pubblici o Politici che chiedono tangenti.

Il tema vero è la corruzione e il suo impatto negativo sull’economia che soffoca la competitività. Poca incidenza del codice appalti sull’attività di prevenzione anche tramite la semplicità e la trasparenza delle Norme. Purtroppo anche poca efficacia della nuova Authority contro la corruzione, l’ANAC guidata da Raffaele Cantone che non può combatterla perché servirebbero strumenti altamente invasivi che la Costituzione riserva alla sola Magistratura. E l’ANAC è un’Autorità amministrativa, quindi non può avere alcun potere coercitivo.

Claudio Capocelli

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