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Fascicolo n° 119 Settembre/Ottobre 2016

Fascicolo n° 119 Settembre/Ottobre 2016

L’economia globale in calo ha inciso anche sul rilancio delle nostre infrastrutture di trasporto?

Dopo quasi un decennio dall’inizio della crisi, la crescita del PIL per alcuni Paesi come l’Italia è andata interamente persa: viene dunque da chiedersi se l’economia globale in tutti i Paesi non stia davvero avviandosi verso una “stagnazione secolare”. Lo dimostra il fatto che, fino al 2010, il PIL mondiale cresceva intorno al 5% l’anno, mentre da sei anni è ormai poco sopra il 3%. Come mai lo sforzo immane delle banche centrali, che hanno stampato moneta, non ha portato risultati? Mi chiedo quanta di questa bassa crescita economica sia strutturale, cioè dovuta a fattori permanenti, o momentanea.

Uno dei freni della crescita economica viene dai Governi, che negli ultimi anni hanno ristretto la politica fiscale. Più tasse e meno spese. La prima voce che hanno tagliato è quella relativa agli investimenti, perché tagliare questa voce di bilancio è più facile che altre. L’ha fatto anche la Germania, che non ne avrebbe avuto bisogno. Così, dal massimo del 2009, nell’Area Euro gli investimenti pubblici sino ad oggi sono calati del 13%. Se le banche centrali remano da una parte, i Governi continuano a remare da quella opposta.

Servono sforzi comuni per rimettere in moto l’economia mondiale: perché gli elementi che remano contro sono tanti, molti dei quali (come ad esempio la demografia) non sono risolvibili. Secondo alcuni, per rilanciare le infrastrutture servirebbe un grande sforzo pubblico e privato a livello globale: si calcola che da qui al 2030 nel mondo serviranno 57.000 miliardi di Dollari di investimenti in infrastrutture. Da soli i Governi non ce la possono fare, per cui bisogna trovare il modo di coinvolgere sempre più gli investitori privati. Ma soprattutto servirebbe più unione e meno protezionismo, politiche più coordinate, programmazioni più lungimiranti. Le sfide sono epocali: non esistono ricette facili, ma serve un cambio radicale.

Ritengo che in Italia questa bassa crescita economica sia strutturale: con il varo delle riforme il nostro Governo sta facendo molto anche attraverso la riforma del Codice degli Appalti, attraverso cui cerca di mettere ordine e chiarezza pur essendo un processo che implica fatica ad essere adottato da Imprese e PA come nuovo percorso virtuoso per riavviare il processo di rinnovamento e adeguamento infrastrutturale. Le infrastrutture italiane sono carenti, lo dicono tutti, ma soprattutto lo certificano i numeri. Nel nostro Paese, per ogni 1.000 abitanti sono disponibili 0,14 km di infrastrutture viarie per il trasporto di merci e persone (metropolitane, autostrade e linee ferroviarie suburbane e ad Alta Velocità), un dato che colloca l’Italia al penultimo posto nella classifica dei cinque maggiori Paesi europei.

Gli investimenti effettivi delle Società Concessionarie autostradali (nuove opere e manutenzione straordinaria) sono in progressivo calo dal 2012 e non si riprenderanno neppure quest’anno. Lo ha rivelato Mauro Coletta, Capo della Direzione Generale Vigilanza Autostrade del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in audizione alla Commissione Ambiente della Camera. La notte del 24 Agosto un terremoto drammatico in centro Italia ha distrutto alcuni paesi, mettendo a nudo fragilità territoriali e organizzative. Più di tutto colpisce il rapporto fra la relativamente bassa intensità dei fenomeni sismici e lo sproporzionato numero di morti e di crolli. Un’edilizia povera che, ancora una volta, è all’origine di un dramma italiano. Servirebbe un piano di prevenzione da 4 miliardi l’anno per 20 anni, 2 miliardi per l’idrogeologico e 2 per l’antisismico. Un Euro investito in prevenzione fa risparmiare quattro Euro di costi per ricostruzione e allo stesso tempo può essere un importante motore di sviluppo. Un terremoto non si può evitare, ma si possono evitare molte delle ferite che comporta ai territori colpiti dalle scosse, frane più vaste e profonde del dovuto, crollo di ponti e viadotti, infrastrutture rese inutilizzabili nel momento dell’emergenza, collegamenti insufficienti.

È qui, in fondo, è l’altro compito del Governo Renzi dopo aver messo a punto con chiarezza una nuova politica di rilancio degli investimenti, con priorità chiare e forti: evitare che gli annunci e le cifre restino sulla carta.

Molti auguri a tutti.

Claudio Capocelli

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